Autore: Eduardo De Filippo e Armando Curcio
Nazione: Italia
Genere: Commedia
La Fortuna con la F maiuscola è un testo scritto dal grande Eduardo e da Armando Curcio. Il teatro napoletano dei De Filippo è ben conosciuto in tutto il mondo, non sono commedie brillanti, sono dei veri momenti di vita quotidiana portati sulle scene, in maniera sarcastica, reale e a volte in modo bizzarro.
La fortuna con la F maiuscola scritta nel1942 è stata messa in scena dai più grandi attori teatrali, dallo stesso Eduardo e Peppino che ne furono i primi ed irripetibili interpreti, da suo figlio Filippo e anche da suo nipote Luigi. Grandi attori come i Giuffrè hanno messo in scena questo spettacolo in maniera esemplare, rimarcando lo stile del teatro napoletano dei De Filippo.
Narra di una famiglia avvolta dalla miseria, che grazie alle gabole di un avvocato, coinvolgere Don Giovanni Ruoppolo a riconoscere un figlio non suo, perché questi per maritarsi, benché nobile (decaduto), essendo figlio di nn., è costretto a cercar padre per essere accolto nella famiglia Nobile dei Branco, in cambio di centomila lire.
Come è possibile rifiutare tale offerta, anche dietro il pericolo della galera. Però la sfortuna si accanisce di nuovo con Don Giovanni. Il fratello Federico, emigrato in America ha fatto fortuna, e alla sua morte nomina erede universale il fratello Giovanni se questi è senza figli, se no va tutto al primogenito, il Notaio Bagliulo incaricato dal consolato Americano riferisce di tale evento a Enricuccio, nipote di Don Giovanni, essendo l’unico in casa in quel momento. Nel frattempo si complica la storia, Don Vincenzo sospettando di essere “cornuto” trama nell’ombra per scoprire il tradimento, e per sua sfortuna Enricuccio ne rimane coinvolto, spaventato dalle minacce di Don Vincenzo perde la parola e non riesce a riferire a Don Giovanni quello che il notaio gli aveva rivelato.
Immaginatevi la grande rabbia di Giovanni nell’apprendere da Erricuccio che finalmente aveva ritrovato la parola la clausola bizzarra nel testamento, e per un pugno di lire deve perdere tutto quel denaro.
Ma è vero che la povertà aguzza l’ingegno e dopo aver riflettuto Don Giovanni trova la soluzione, decide di sacrificare cinque anni della sua libertà pur di ottenere l’agognata eredita, autodenunciandoci alle autorità per falso in atto pubblico. E come nelle fiabe arriva anche se con un finale amaro, il lieto fine.